Abbazia di Vezzolano, quel magico presepe che non immaginereste mai…

Il presepe di Anna Rosa Nicola è arte, maestria, riciclo perpetuo, anni di minuzioso lavoro senza sosta

Quello di Anna Rosa Nicola, nella splendida cornice della abbazia romanica di Vezzolano (TO), è molto più di un presepe. È una visione. È il bambino in noi che di meravigliarsi non si stanca mai, memoria ritrovata e ricordi d’infanzia, storia infinita nella quale viene voglia di calarsi e passeggiare, come se nulla fosse. Come se tutti i personaggi che compongono questa vera e propria opera d’arte potessero rivolgerci la parola, invitandoci nella loro bottega per mostrarci un lavoro o a casa, per un caffè e qualche delizioso biscotto al cioccolato.

Ma siamo davvero in Palestina? In quella lontana terra di Israele, più di duemila anni fa? No. Siamo ovunque desideriamo trovarci. Siamo nell’eterno palco senza tempo dove gli attori si accalcano, reclamano il loro spazio e raccontano storie che, a volte, non esistono più. Avete voglia di ascoltarle con noi?

Facciamo però prima un passo indietro e proviamo a conoscere un po’ più da vicino Anna Rosa Nicola.

Anna Rosa: una vita per l’arte

Anna Rosa Nicola è artista vulcanica e poliedrica, dal 1976 restauratrice nella bottega di famiglia fondata dal padre Guido. Oggi, è direttore tecnico del Laboratorio Nicola Restauri d’Arte di Aramengo assieme al marito. Tra le sue sapienti mani, sono passate un’innumerevole quantità di tele, la maggior parte delle quali firmate da alcuni dei più grandi pittori che hanno reso intramontabile, nei secoli, la vocazione artistica italiana. Giorgio Vasari, Mathias Stomer, Francesco Solimena, Gaudenzio Ferrari, Paolo Veronese, Sebastiano Ricci, Tintoretto. Potremmo continuare a perdifiato. Ma ci fermiamo, per lasciarvi con il brivido della curiosità di saperne di più. Fissate un appuntamento con lei per prenotare una visita al laboratorio (tutti i sabati alle 15) e di questa singolare esperienza non vi dimenticherete mai più.

Alcuni dettagli che non potete perdervi

“Fin da quando ero bambina, il presepio ha suscitato in me una grande suggestione. Mia madre lo metteva su un tavolino in cucina, dove c’era il letto in cui mi addormentavo, in compagnia della luce intermittente che scaturiva da piccole lampadine colorate”.

Sono le parole di Anna Rosa, in un’intervista rilasciata a La Stampa nel 2020. Galeotto fu il presepe artigianale che, nel 2005, diede vita assieme ai bambini nell’oratorio parrocchiale, proprio quella scintilla che ispirò l’attuale capolavoro.

Il presepe di Anna Rosa – 18 metri di lunghezza e 232 personaggi – è un fantasmagorico ricettacolo di oggetti, alcuni modellati ad hoc, altri ottenuti convertendo la loro iniziale destinazione (o l’eventualità di finire nel cestino) in una nuova occasione di esistenza. Raccontano, in primis, l’abilità e il genio della loro artefice, quella sua meticolosa precisione in grado di offrire un realismo finora mai visto. Stiamo esagerando? Assolutamente no. E ora ve lo dimostriamo.

Sapete con cosa sono fatti gli orologi presenti nella bottega dell’orologiaio? Con pezzi di recupero di bigiotteria rotta, resti di pomelli della cucina, addirittura un’applicazione trovata su un mastello che, negli anni settanta, veniva regalato con l’acquisto di una bottiglia di Vecchia Romagna.

La frutta sul banco dell’alimentare, invece, è ottenuta con l’antica tecnica della ceroplastica, una mistura di cera d’api, paraffina e cera carnauba, poi colorata a freddo per immersione oppure, per un effetto particolarmente vellutato, ricoperta a caldo con scampoli di vecchi foulard. Per la cronaca: le ciliegie misurano non più di un millimetro. Da perderci la vista.

Mai vista una pescheria così fornita! Del resto, Anna Rosa ho lavorato due mesi tutte le sere, a fare i pesci

E quella scopa messa lì, in un angolo della cantina? È nient’altro che un rametto di papiro tagliato, mentre le botti sono composte da listarelle di legno di balsa. Poi le bottiglie che sono, in realtà, lampadine – alcune dell’albero di Natale – bruciate. E i flaconi, semplicemente fialette di collirio monodose. I barattoli della farmacia, udite udite, sono i gommini che si mettono sotto le sedie di metallo.

E che dire di quei microscopici bon-bon? Nell’espositore che fa bella mostra di sé nel negozio di dolciumi, ce ne sono circa 450, ognuno realizzata a sua volta con vere carte di caramelle. Da una, se ne ricavano circa 20. La parte più difficile, però, è incartare le palline di cera, stringerle ai due lati.

E ancora i coperchi delle padelle ricavati da quelli delle marmellate monodose. Le pentole di rame magicamente derivate da capsule di Nespresso. E la stufa costruita con il tappo del deodorante ricoperto con una lastrina di piombo, di quelle che si usano sui tetti.

Ciò che fa davvero la differenza…

L’unicità del presepe di Anna Rosa, però, risiede nell’anima che possiede, quel soffio che lo rende vivo e ricco di particolari di vita vissuta. Come le briciole sparpagliate sulla credenza da chi si è mangiato – forse di nascosto – un la generosa fetta di torta..

Nota a margine. In una delle scena della rappresentazione, compaiono anche l’autrice stessa e suo padre. Se avrete modo di visitare il presepe, fateci sapere se li avete trovati. In caso contrario, ci sarà lei – sempre presente – a rivelarvi l’arcano.

Il presepe di Anna Rosa Nicola è aperto fino a domenica 6 febbraio, nei giorni sabato e domenica, dalle 10 alle 17.

Info: www.nicolarestauri.org/

Geolocalizzazione dell’Abbazia di Vezzolano

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