La Bella di Torriglia: una donna e la sua leggenda

A pochi chilometri da Genova la presenza di una donna giovane e bella (o erano 3?) si è trasformata prima in leggenda e poi in proverbio

A l’è còmme bella de Turiggia: tutti a voaan e nisciun a piggia” (“È come la bella di Torriglia: tutti la vogliono e nessuno la piglia).

Tanti, anche fuori dai confini della Liguria, avranno sentito, nella versione dialettale o in quella italianizzata, questo motteggio, di solito utilizzato per indicare una bella ragazza che però “se la tira troppo“, oppure che ha un modo di fare un po’ troppo distaccato, o un carattere difficile, che le rendono complicato trovare marito. Oggi, la Bella di Torriglia è una delle tante figure eteree e impalpabili che compongono l’immaginario collettivo italiano. Quello che non tutti sanno, però, è che questa “bella” è esistita davvero. Anche se forse ce n’è stata più di una…

La leggenda

Per saperne di più, vale la pena fare un giretto fino a Torriglia, paesino dell’entroterra genovese, alle porte della bellissima strada che, attraverso panorami mozzafiato, conduce dalla Liguria fino a Piacenza attraversando la Val Trebbia fino a Bobbio.

Da Genova bastano 20 minuti per arrivare, e siccome il paese non è immenso, non farete fatica a trovare, sotto una grande arcata che conduce a un ponticello, un dipinto che ritrae proprio la Bella di Torriglia e un cartello che vi racconta la sua storia. Scoprirete così che i riferimenti alla Bella di Torriglia hanno origine antica.

La ricerca storica suggerisce che la prima “bella”, vissuta nel XVI secolo, fosse una dama elegante, tanto da diventare la favorita di Sinibaldo Fieschi, signore del paese. Nel corso dei secoli però tanti racconti sulla “bella” sono apparsi e riapparsi ciclicamente, stratificandosi e affiancandosi ad altre figure femminili che, per la loro superba bellezza (adeguata naturalmente di volta in volta ai canoni in voga) hanno alimentato la leggenda con sfumature talvolta mondane, talvolta tragiche.

I tre volti della Bella di Torriglia

In particolare, ci sono tre figure che – secondo diverse fonti – sarebbero state adatte a ricoprire il ruolo: la prima fu tale Clementina, vissuta nel ‘500, appunto amante di Sinibaldo Fieschi, signore di Torriglia, e dunque “intoccabile” dai suoi compaesani; poi Rosa Garaventa, vissuta a cavallo fra fine settecento e prima metà dell’800 e definita “Regina di Torriglia” dal periodico umoristico-letterario “Farfalla”. Infine Maria Traverso, vissuta anche lei nell’800.

Di certo, chiunque fosse la Bella, la storia è sempre la stessa: quella di una donna attraente, rimasta senza marito, dettaglio che all’epoca suscitava la curiosità dei compaesani. Ma perché la Bella di Torriglia non trovava marito? I motivi possono essere tanti: per esempio perché nessuno si sarebbe azzardato a toccare l’amante del signore locale, nel caso di Clementina, oppure semplicemente per scelta della ragazza. Una opzione oggi più che legittima, mentre nei secoli scorsi non voler prendere marito era considerato quantomeno stravagante.

L’ultima “Bella di Torriglia” di cui si ha notizia (ed anche quella di cui si sa di più) fu come detto Maria Traverso (1818-1902), una dama che presentava tutti i caratteri originali della leggenda, nata e vissuta nell’abitazione segnata al n°5 di Piazza Fieschi a Torriglia (proprio dove sono posti ora il dipinto che la raffigura e il pannello esplicativo).

Il dipinto

Il dipinto, opera di Pietro Lumachi, un olio su lino in grandi dimensioni (210x140cm) ha il merito di dare un volto e una forma a quella che altrimenti sarebbe rimasta una leggenda. La Bella riprende nelle sue fattezze e nel colore dei capelli lo stereotipo della bellezza ligure: il capello castano, l’occhio scuro e dal taglio vagamente orientale, un sorriso furbo sul viso e l’aria ammiccante di chi ben sa di avere addosso gli occhi di un intero paese. E un po’ se ne compiace.

Torriglia

A parte il dipinto, Torriglia, piccolo Comune di 2000 abitanti ai piedi del Monte Prelà, merita una visita: il suo borgo ha origini antichissime (quasi certamente romane) e in seguito fu centro di evangelizzazione, poichè sede dell’antica Abbazia di Patrania, e poi feudo dei Malaspina prima e dei Fieschi di Lavagna poi, prima di essere incorporata nella Repubblica di Genova.

I suoi vicoli sono suggestivi, dominati da quel che resta del castello, distrutto nel 1799 dagli stessi abitanti che, evidentemente insoddisfatti della gestione del paese, passarono per una volta dal mugugno ligure direttamente al tumulto di piazza. Dal 2009, è nuovamente accessibile e aperto al pubblico.

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