Villa Grock, la dimora del clown che fece impazzire il mondo

Ora è il Museo del Clown, ma in origine Villa Grock fu la casa dello svizzero Adrien Wettach, il clown più famoso di tutti i tempi.

Benvenuti al Museo del Circo! Spalancate gli occhi, aprite il cuore! Il mondo nel quale siete immersi qui, a Villa Grock, è quello del sogno e della fantasia, un inno al gioco e alla Bellezza creato dalla mente della stessa persona che ha ideato e abitato questa casa sino alla fine dei suoi giorni: Adrien Wettach, in arte Grock. Fu il clown più celebre che sia mai esistito e che lo stesso Charlie Chaplin ammirava con stima e devozione, senza perdersi mai i suoi spettacoli.

Adrien Wettach nacque nel 1880 a Loveres, in Svizzera, in una famiglia numerosa il cui padre orologiaio, nonostante le assidue ore di lavoro e sacrifici, faticava ad arrivare a fine mese e a mantenere dignitosamente i suoi innumerevoli figli. Per ovviare a questa difficile situazione, aprì la locanda Paradisli, dove si intrattenevano gli ospiti con musica e giochi. Ma se fu questa circostanza a gettare il seme del futuro del piccolo Adrien – che a quel tempo aveva solo 6 anni – a prepararne il terreno ci pensò invece l’arrivo inatteso di un circo che, nel villaggio, piantò le tende per un mese intero. Il bimbo ne restò letteralmente folgorato: Non sognavo che una cosa – soleva ripetere – diventare artista. Niente mi avrebbe mai tolto quell’ossessione dalla testa. E così fu. Anche se non subito…

Quando tutto ebbe inizio..

Una volta terminati gli studi, Adrien trascorse un periodo di tempo all’estero per lavoro ma, nonostante gli piacesse ciò che faceva, non riusciva a sentirsi del tutto appagato. Pensava al circo. Era un mantra che risuonava nella testa, una spina nel cuore, un’ossessione che gli toglieva sonno e respiro tanto che, non appena gli si presentò l’occasione, non se lo fece dire due volte ed entrò finalmente a farne parte. Ma come cassiere. Tutti gli inizi, del resto, sono umili.

Nel 1903, accadde però un fatto che cambiò l’ordine delle cose e il corso della sua vita. La coppia comica del circo per il quale lavorava – tali Brick e Brock – fu costretta a dividersi a causa della chiamata alle armi di uno di loro. Per salvare in extremis la tournée, il direttore chiese al giovane cassiere di scendere in pista e sostituire il clown. Adrien eseguì con maestria davanti agli occhi stupefatti del pubblico alcuni riprendenti numeri che mandarono in visibilio gli astanti, decretando il pieno successo della serata. Venne assunto seduta stante. Questa volta come clown. E divenne…non Brick, non Brock ma…Grock!

Da quel momento in poi, la carriera di Grock fu inarrestabile, mietendo successi in tutta Europa. Era un clown nuovo, in grado di stupire e intenerire, sorridere e far sognare. Parlava 8 lingue e suonava 14 strumenti. Nel 1918, a Parigi, venne incoronato Re dei Clown. Fin quando, stanco di girare il mondo, scelse Imperia come residenza – sua moglie era di Garessio – e fece costruire, in un’area di sua proprietà, quella che diventò la sua casa e che trasformò – come amava definirlo – il suo “circo di pietra”. Era il 1927 e, in soli tre anni e grazie al supporto del geometra Armando Brignole, l’intero complesso venne realizzato.

La casa. O, meglio, questo magico luogo della fantasia…

Visitare Villa Grock è un viaggio nella mente del suo omonimo creatore. Un viaggio fatto di simboli e richiami, in una dimensione onirica che, una volta sperimentata, difficilmente la si desidera abbandonare. La parte più autentica è il suo grande giardino, perché l’interno – ora museo – non ha più arredi e le uniche componenti originali (forse) sono le vetrate e le porte. Per cui usciamo.

Scendiamo i gradini. Noterete che ovunque, dalle fioriere ai tombini e nascosti negli angoli più inaspettati, ammiccano disegni a spirale, simbolo che si ripete con calcolata insistenza e la cui presenza ha stimolato le congetture più disparate. C’è chi crede, tanto per cambiare, che sia un richiamo esoterico e chi crede sia il riflesso del carattere dello stesso Grock. La spirale ricorda l’acqua. E l’acqua è l’unico elemento della natura che, da quando è stato creato, non ha mai smesso di giocare. Essa sintetizza il movimento che va dal gorgo allo zampillo, dall’onda al rivolo.

Al centro del giardino, invece, si trova la cosiddetta peschiera, attorniata da bizzarri lampioni sui quali brillano infinite lampadine colorate come nasi da clown o sfere di giocolieri. Immaginate l’atmosfera di sera, quando cala l’oscurità e le acque del laghetto, vibrando lievemente alla brezza notturna, riflettono le luci creando l’illusione di tanti artisti che deliziano con le loro fantasmagoriche acrobazie. E poi gabbie di leoni, musi di foche che giocano con la palla, maestosi elefanti col baldacchino. O sono solo illusioni della mente? La suggestione può tirare strani scherzi, se ci si abbandona troppo alle chimere che questo luogo è in grado di suggerire. Ma anche se fosse, che male ci sarebbe ad abbeverare i propri sensi alle sorgenti di un mondo che esiste solo nella nostra immaginazione?

Infine, la fontana Per Aspera ad Astra, un titolo il cui significato riassume il senso stesso dell’essere clown, colui che, al pari di poeti, bambini e angeli, e attraverso lo sguardo perennemente stupito sulla realtà, riesce a compiere ogni giorno il viaggio umano che ognuno di noi percorre nel corso della sua vita, appunto “dalle asperità agli astri”.

Morte e risurrezione

Grock morì nel 1959 e la sua villa con lui, subendo un lungo periodo di chiusura e di abbandono nel corso del quale l’incuria, il degrado e i visitatori abusivi la ridussero a un’ombra di ciò che un tempo fu. Riaprì nel 2010, dopo anni di restauri, di consolidamento delle strutture e di recupero del giardino. Adrien Wettach adorava le piante e i fiori. Archi, colonne, decorazioni e ponticelli completano il quadro fiabesco del luogo. Nel 2013, l’inaugurazione del Museo del Clown. E il cuore di Grock, miracolosamente, tornò a battere di nuovo.

Geolocalizzazione di Villa Grock

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